Zara

via Zara

Il nome di Zara viene riportato per la prima volta per iscritto su un’iscrizione in greco antico scolpita su un reperto archeologico risalente al 384 a.C. trovato a Cittavecchia, centro abitato situato sull’isola di Lesina in Dalmazia. Città dalmata, italiana dal 1918 al 1947, per antichissima tradizione ebbe con Vieste sempre buoni rapporti commerciali. Per secoli Zara fu una delle città più importanti della Repubblica di Venezia, di cui fece parte dall’anno mille fino alla sua caduta, che avvenne nel 1797. Dopo una breve parentesi napoleonica fu dominata dagli austriaci fino ai primi del Novecento, divenendo capitale del Regno di Dalmazia. In seguito alla prima guerra mondiale la città divenne un’exclave italiana, capoluogo della provincia di Zara, circondata dalla Dalmazia jugoslava. Zara si trova nella Dalmazia centrale lungo il Medio Adriatico. Si affaccia sulle isole di Ugliano e Pasmano, dalle quali è separata dallo stretto di Zara. Il promontorio su cui sorge la città vecchia era separato dalla terraferma da un profondo fossato che è stato poi colmato. La baia naturale, che è situata a nord-est della città, è molto ampia. L’intitolazione della strada avvenne durante il periodo fascista, essendo prima dedicata ai fratelli Dentici, Col’Antonio e Sebastiano, padre e figlio, signori di Monte S. Angelo.

Il primo corse con un drappello di soldati in aiuto di Vieste durante l’assalto turchesco di Dragut (1554) e vi mori combattendo; il secondo, “invocando l’aiuto de’ principi del Regno, tenne particolare cura di far abilitare Vieste”. Sebastiano fu anche autore di alcuni scritti e nella Histona Angelica riportò l’eccidio del 1554, riferendo fra l’altro che un canonico di casa Nerbis, fratello del Camerlengo di Vieste, aveva tentato di patteggiare il ritiro dall’assedio della città, offrendo a Dragut oro e argento raccolti fra i cittadini, ma questi “fece prendere il disgraziato canonico Nerbis ed, in presenza de’ cittadini schiavi, dando un esempio de’ premi, che si devono ai felloni della patria… all’uso turchesco lo fece impalare. E subito dopo si diede a saccheggiare la città, incendiarla e a deportare quanta più gente poté.