Le prime tracce di vita umana nel territorio di Vieste risalgono al Paleolitico, come dimostrano i ritrovamenti avvenuti in alcune stazioni all’aperto scoperte nella Foresta Umbra, al confi11e con il bosco della Ginestra e, più a sud, in località Jacotenente. In questa stazione il Corrain, durante una spedizione effettuata sul Promontorio nel 1969, raccolse materiale di estrazione paleo-neolitica. Esso comprendeva 22 schegge, 9 lame, 5 raschiatoi, un grattatoio frontale su lama a tallone liscio, un’encoche nella parte interna di una piccola lama, 3 nuclei, di cui uno a forma amigdalare. La matrice di questi reperti poggiava su un calcare duro, fessurato, del periodo cretaceo con forti concentrazioni fossilifere di Cardiutn, che appariva di natura limosa e dovuta parzialmente a deposito eolico. In questo periodo i gruppi umani che frequentano il Promontorio sono nomadi collettori e cacciatori. La loro attrezzatura litica, costituita inizialmente da ciottoli di torrente appena scheggiati, diventa sempre più completa fino a comprendere l’ascia acheuleana e varie forme di arnesi più o meno lavorati ed adattati ai bisogni di una economia prevalentemente venatoria. Le stazioni rintracciate sono per lo più all’aperto, ma anche le caverne sono frequentate. Con l’avvento del Neolitico, nel Gargano si assiste ad “un processo di selezione socio-economica”. Alcuni gruppi di cacciatori divengono diboscatori per avere terre da mettere a colture ed ottenere legname utile per imbarca- zioni, palificazioni, capanne. Altri gruppi si dedicano, invece, alla pesca costiera, mentre altri ancora persistono nelle loro condizioni di cacciatori. In questo processo, che si compie indicativamente durante il VI millennio, un posto di rilievo assumono le genti in possesso del tranchet campignano. Il loro fondamento economico è costituito dallo sfruttamento dei boschi e delle cave silicifere e, del resto, la presenza di tranchets in strati eneolitici costieri prova che queste genti entrarono tardi in possesso dell’agricoltura.