Arno

vico Chiuso Arno (Già vico Contrasto)

L’Arno è il secondo maggior fiume dell’Italia peninsulare dopo il Tevere e il principale corso d’acqua della Toscana. Ha una lunghezza totale di 241 km, un bacino di 8.228 km² e una portata media stimata annua presso la foce di circa 110 m³/s. Nasce sul versante meridionale del Monte Falterona, e precisamente dalla sorgente di Capo d’Arno, nell’Appennino tosco-romagnolo, a quota 1.358 m sul livello del mare, e sfocia nel Mar Ligure (o mar Tirreno, secondo un documento del 1953 dell’Organizzazione idrografica internazionale) dopo avere attraversato Pisa. Dopo 12 km scorre con acque copiose già attorno ai 600 metri sul livello del mare grazie agli apporti dei numerosi affluenti che scendono dal Casentino e dal Pratomagno. La sorgente dell’Arno, detta Capo d’Arno, si trova nel comune di Pratovecchio Stia in provincia di Arezzo. Presso Terranuova Bracciolini, Montevarchi e San Giovanni Valdarno, ultimo comune aretino, entra in provincia di Firenze, uscendone presso San Miniato. Da qui scorre in provincia di Pisa fino alla foce. Lungo il suo percorso attraversa diverse città e diversi paesi. Le località più importanti sono: Firenze, Empoli, San Miniato, Fucecchio, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto, Pontedera, Cascina e Pisa. Il passaggio della seconda guerra mondiale in Toscana portò fortissimi danni alle infrastrutture di comunicazione, oltre che alle attività produttive. In particolare quasi tutti i ponti sull’Arno furono distrutti dai bombardamenti alleati o dalle mine dei tedeschi in ritirata, fra il finire del 1943 e l’estate del 1944. Tre soli ponti furono risparmiati in tutto il percorso dell’Arno: il Ponte Vecchio a Firenze, il Ponte Buriano in comune di Arezzo e il Ponte di Bruscheto in comune di Figline e Incisa Valdarno. Molti credono che il ponte vecchio a Firenze fu risparmiato, durante la seconda guerra mondiale, dai nazisti. Invece furono due orafi fiorentini che, tuffandosi da esso, riuscirono a sganciare le mine posizionate sui pilastri del ponte e a salvarlo. Molti di questi ponti dunque furono ricostruiti in fretta, con passerelle o ponti Bailey e solo dopo qualche lustro l’attraversabilità dell’Arno tornò ai livelli dell’anteguerra. Nel seguito pertanto non verrà ripetuta la ricostruzione dei ponti distrutti dagli eventi bellici e poi ricostruiti nei vent’anni successivi.