Principe di Napoli

Via Principe di Napoli  (già via Fioravanti)

È il titolo che Umberto I di Savoia diede al figlio Vittorio Emanuele quando I’11 novembre 1869 nacque a Napoli. Umberto che, all’epoca era ancora principe ereditario, usò molta diplomazia per accattivarsi la benevolenza dei meridionali e fece partorire sua moglie, la regina Margherita, a Napoli. Al bambino, che doveva poi succedergli sul trono, furono imposti i nomi di Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro, i primi due per ricordare il nonno e l’ultimo in onore del Santo Patrono della capitale dell’ex Regno delle Due Sicilie. Tutto questo per significare l’affetto che la Casa Savoia nutriva per questa Provincia. Erano trascorsi appena otto anni, da quando l’Italia meridionale fu annessa al Regno di Sardegna e proclamata l’unità italiana e gli animi ribelli dei meridionali non si erano ancora placati. Il suo lungo regno (46 anni) vide, oltre alle due guerre mondiali, l’introduzione del suffragio universale maschile (1912) e femminile (1945), delle prime importanti forme di protezione sociale, il declino e il crollo dello Stato liberale (1900-1922), la nascita e il crollo dello Stato fascista (1925-1943), la composizione della questione romana (1929), il raggiungimento dei massimi confini territoriali dell’Italia unita e le maggiori conquiste in ambito coloniale (Libia ed Etiopia). Per compensare le carenze fisiche, il giovane Vittorio sviluppò un amore quasi morboso per lo studio e il lavoro di scrivania: pare che a dieci anni fosse in grado di ricordare a memoria tutto l’albero genealogico e l’ordine di successione di Casa Savoia da Umberto Biancamano in giù. Morì poco più di un anno e mezzo dopo la fine del Regno d’Italia. 

Il giovane principe non ebbe un’infanzia molto felice: un po’ perché la tradizionale educazione pedagogica di Casa Savoia, severa e di carattere militare, non favoriva gli slanci affettuosi e un po’ perché nessuno dei suoi genitori (con i quali gli era permesso desinare solo due volte a settimana) si occupò mai di lui. Dopo la nascita venne infatti affidato a una balia locale per l’allattamento, mentre per la sua prima educazione Margherita scelse una nurse irlandese di nome Elizabeth Lee, detta familiarmente “Bessie”, vedova di un ufficiale britannico e soprattutto cattolica osservante. Ella rimase per quattordici anni assieme al giovane principe e fu probabilmente l’unica persona per la quale egli abbia mai sviluppato un affetto filiale. Inoltre Vittorio Emanuele soffriva tremendamente per le sue carenze fisiche e ciò lo portò a sviluppare un carattere schivo e riflessivo fino al limite del cinismo: sembra che una volta Margherita gli avesse proposto di passeggiare assieme per Roma ed egli rispose alla madre: «E dove vuoi andare a mostrarti con un nano?». Quella delicatezza usata nel far nascere un erede al trono, dopo l’unificazione, mandò in visibilio il popolo napoletano, che salutò l’evento con affettuose dimostrazioni di giubilo e in quasi tutte le città meridionali si riservò una via da dedicare al novello Principe.