via Oberdan
Guglielmo Oberdan, irredentista triestino fuggito in Italia nel 1878 per evitare il servizio di leva. Quattro anni dopo, nel 1882, insieme al suo corregionale Donato Ragosa, preparò un attentato contro l’imperatore Francesco Giuseppe, fautore della Triplice Alleanza. Il 16 settembre 1882, è scritto nella Sentenza del 4 novembre, “oltrepassò il confine austro-italiano per recarsi a Trieste onde obbedire ad un incarico avuto dal Comitato di Trieste Libera, a tentare nel 17 settembre 1882, in quella città alla vita di S. M. mediante esplosione di due bombe, e con ciò aprire la strada affinché Trieste venisse staccata dal vincolo unitario dello Stato; e che però nel 16 settembre, in seguito a denuncia fatta da un borghese, venne arrestato con l’aiuto di tre civili ed un gendarme al quale egli si oppose con un’arma omicida e ferì mediante un colpo di revolver”. Il borghese e i tre civili erano falsi irredentisti che lo denunciarono. Condannato a morte, fu impiccato il 20 dicembre del 1882. Il suo sacrificio ridiede nuovo impulso alla corrente irredentista e cortei, comizi, sottoscrizioni, manifestazioni studentesche con sassaiole contro i consolati austriaci di varie città d’Italia si succedettero per qualche tempo.18 Il suo sacrificio commosse tutta l’Italia e diede al movimento una risonanza nazionale che prima non aveva e il sentimento irredentista cominciò a penetrare anche nei vari partiti. Dovranno, però, trascorrere ancora 50 anni per assistere al sacrificio di altri patrioti. Era figlio illegittimo della domestica slovena Josepha Maria Oberdank, nata a Gorizia da una famiglia originaria di Sambasso (oggi Šempas in Slovenia), e di Valentino Falcier, fornaio di Noventa di Piave, che si era poi arruolato nell’Imperial regio esercito austro-ungarico. Non fu riconosciuto dal padre naturale e venne registrato all’anagrafe come Wilhelm Oberdank (Oberdan è un’italianizzazione che adottò successivamente).