Nazario Sauro

via Nazario Sauro

Nazario Sauro di Capodistria, patriota irredentista, ufficiale della marina austriaca, allo scoppio della guerra riparò in Italia. Comandante di una unità navale condusse numerose azioni contro la costa dalmata. In un’azione presso Fiume, il 30 luglio del 1916, il suo sommergibile “Pullino” si incagliò in una secca e venne catturato con tutto l’equipaggio. Riconosciuto cittadino austriaco, fu impiccato a Pola. Nacque a Capodistria – quando l’Istria era ancora parte dell’Austria-Ungheria – da Giacomo, marittimo di ascendenza romane, e Anna Depangher, che apparteneva a una delle famiglie di più antica ascendenza capodistriana, e che lo formò ed educò allo spirito patriottico italiano. Nazario frequentò le scuole elementari con buoni risultati e tentò in seguito, per volere del padre, gli studi ginnasiali, ma non era quella la sua vera passione, che si rivelò invece il mare; passava molto del suo tempo su una barca a vela o su una lancia a remi dello storico Circolo Canottieri Libertas di Capodistria (che diventerà una vera fucina di irredentisti e la cui sede, il Casotto, verrà bruciata dalla polizia austriaca nel 1915). Il suo carattere particolarmente ribelle e gli scarsi risultati scolastici spinsero così il padre a ritirarlo da scuola e a portarlo con sé a bordo delle navi. Iniziò molto giovane l’attività di marinaio, che lo portò all’età di vent’anni al suo primo comando su una nave mercantile. All’età di 24 anni s’iscrisse alla scuola Nautica di Trieste, ove ottenne il diploma di capitano marittimo di grande cabotaggio.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, Sauro si arruolò volontario nella Regia Marina, dove ottenne il grado di tenente di vascello di complemento (23 maggio 1915). Fu destinato alla Piazza Militare Marittima di Venezia e nelle missioni operò spesso con il nome di copertura di Nicolò Sambo, allo scopo di eludere eventuali sospetti della sua reale identità in caso di cattura. Nei primi mesi propose diversi progetti di azione in territorio istriano; egli intuì, col suo fare e proporre azioni e «sbarchi alla Pisacane», uno stile di combattimento che precorse i tempi, anticipando i corpi speciali e gli assaltatori della Marina di cui oggigiorno si avvalgono le forze armate moderne. Le sue idee in fatto di strategia militare non andavano però d’accordo con le strategie militari italiane dell’epoca, sia per mare sia per terra, ancora arroccate su un sistema di guerra di posizione e di logorante temporeggiamento. In 14 mesi di attività Sauro compì oltre sessanta missioni. All’inizio del conflitto fu impiegato come pilota pratico a bordo di piccole siluranti e torpediniere in azioni e missioni lungo le coste istriane e nei canali della Dalmazia per la posa di mine e per creare sbarramenti davanti ai porti austriaci o lungo le rotte costiere istriane e dalmate, che utilizzavano le navi austro-ungariche quando dovevano affrontare il mare aperto.  Ma, già allo scadere del primo anno di guerra, il nuovo comandante delle operazioni in Adriatico, ammiraglio Paolo Thaon di Revel, cambiò strategia e impose un attivismo maggiore alle navi e ai sommergibili italiani, impiegandoli sempre più spesso in azioni di forza nei porti austriaci. Fu così che Sauro verrà imbarcato su navi e sommergibili in azioni di forzamento dei porti e delle basi militari nemiche di Trieste, Sistina, Monfalcone, Pirano e Fiume.