Alfonso Perrone

via Alfonso Perrone

Tra i personaggi che animarono la vita politica, sociale e culturale di Vieste, nel periodo dell’Unità d’Italia, emerse la figura del diarista Alfonso Giovanni Battista Perrone, nato a Vieste il 24 Giugno 1828 da Don Luigi, dottore in Legge, e da Donna Maria Teresa Ricci. La sorte non fu tenera con lui, infatti perse il padre all’età di due mesi e nel Gennaio 1835 perse anche la madre, da tempo gravemente malata. Fu educato amorevolmente dagli zii paterni a Deliceto dove frequentò il Seminario. All’inizio di Aprile 1845 partì da Deliceto diretto a Napoli per frequentare la Regia Università degli Studi. A Napoli fu ospitato a casa di un prozio Don Benvenuto Perrone. In quegli anni studiò filosofia, matematica e fisica, Ma si dedico anche con molta passione alla letteratura. Alla fine del 1847, dopo tredici anni di assenza, tornò a Vieste insieme al cognato Don Geremia Parlante. Trovò il paese notevolmente cambiato e scosso da un forte desiderio di libertà e di indipendenza. Nel 1852 sposò Donna Cecilia Bosco, sorella del medico Don Carlo Bosco, dalla quale ebbe quattro figli: Luigi, Michele Arcangelo, Giovanni Battista e Giuseppe Onorato. Alfonso Perrone partecipò attivamente alla vita politica viestana ricoprendo incarichi di notevole prestigio, infatti nel 1860 sostituì il Sindaco Don Gianbattista Medina in qualità di Secondo Eletto, amministrando il paese con rettitudine e magnanimità. Erano questi anni difficili e critici non solo per la vita cittadina anche per quella del Regno di Napoli. In molti ceti viestani c’era anelito verso l’unità italiana, ma in altri resisteva la fede verso la Casa Borbonica. Si respirava ovunque aria di rivoluzione. Perrone annotò nei suoi diari tutti gli avvenimenti che in quegli anni si verificarono, specie quelli del 27 luglio 1861.

Infatti, con dovizia di particolari raccontò stragi e misfatti operati dai briganti, soffermandosi in particolare sulle uccisioni di Giovanni Trepiccioni e del figlio Domenico, di Giovannicola Spina, Marcello Cavallo, dei fratelli Ferdinando e Giuseppe Cocle, di Santi Nobile, di Giuseppe De Vita e del figlio Francesco. Sono pagine altamente toccanti che meriterebbero di essere pubblicate per intero, se, come si dice, non fossero veramente andate perse. Queste sue memorie egli le raccolse, come ha scritto don Marco Della Malva, in quaderni intitolati Giornale Domestico, divisi in quattro volumi. Dalla loro lettura si potrebbe senz’altro apprendere altri aspetti della storia della nostra città di quel tempestoso periodo pre e postunitario. Dopo l’Unità d’Italia Perrone fu assunto come Segretario Comunale, incarico che ricoprì sino alla morte.