John Fitzgerald Kennedy

piazza John Fitzgerald Kennedy

L’uccisione a Dallas di John Fitzgerald Kennedy, primo presidente cattolico degli Stati Uniti d’America, il 22 novembre del 1963, ha suscitato in tutto il mondo una vasta e particolare eco di commozione e una viva preoccupazione che nel mondo succedesse qualcosa di terribile. Era esponente del Partito Democratico, eletto nel 1960, si batté subito per l’integrazione razziale e, in politica estera, cercò la coesistenza pacifica con l’URSS. Vieste molto sensibile alla politica di questo giovine Presidente ha voluto dedicargli il largo antistante la Pescheria a suo nome, “perché la sua memoria resista alla furia distruttrice del tempo e la sua opera svolta intensamente per la pace tra i popoli senza distinzione di razza e di colore, possa costituire un pro- fondo insegnamento alle generazioni future” (dalla delibera del Cons. Com. del 14/ 1/64). Il Consiglio Comunale di Vieste in quell’occasione dimenticò che, quattro anni prima, nella seduta del 21 marzo del 1959 il largo della Pescheria era stato già intestato a papa Pio XII. Avrebbe dovuto annullare questa intitolazione o trasferirla in altro luogo, certamente oggi risulta il largo della Pescheria con una doppia intitola- zione. Sarebbe opportuno che si apportasse rimedio a questo macroscopico errore (anche se involontario). Pio XII (al secolo Eugenio Pacelli nato a Roma il 2 marzo 1876), appartenente ad una famiglia del patriziato papalino, all’età di 23 anni fu ordinato sacerdote e due anni dopo entrò come apprendista nella Segreteria di Stato. Nel 1917 venne nominato Nunzio Apostolico a Monaco e tre anni dopo a Berlino concludendo i concordati con la Baviera e la Prussia. Nel 1929 fu nominato cardinale e l’anno successivo sostituì il cardinal Gasparri nella Segreteria di Stato. Come Legato Pontificio visitò l’Argentina e gli Stati Uniti, andò a Lourdes, a Parigi e a Budapest ed acquistò subito una personalità a livello internazionale.

Venne eletto Papa, il 2 marzo 1939, nel primo giorno della riunione del Conclave. Si è alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e il nuovo Papa, subito dopo la sua elezione, in un radiomessaggio al mondo, invitò tutti i Capi di Stato a non intraprendere azioni bellicose. Profondamente dedito al suo ruolo di capo spirituale di tutte le nazioni, passò i primi mesi del suo pontificato tra disperati tentativi di impedire lo scoppio della guerra. Come dichiarò in un commosso discorso nell’agosto dello stesso anno “Nulla è perduto con la pace: tutto può essere perduto con la guerra”, ma nessuno gli diede ascolto. A guerra iniziata, cercò in ogni modo di rimanere neutrale, di riportare la pace con ogni mezzo, impedire atrocità e atti inumani. Con l’enciclica Summi Pontiftcatus condannò l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi e dei russi e stigmatizzò la “statolatria delle dittature” di entrambi i contendenti. Cercò in tutti i modi di soccorrere i popoli che furono teatro di flagello, di salvare gli ebrei e internati nei campi di concentramento, tramite i suoi rappresentanti nei vari Stati, dette rifugio nel Vaticano a perseguitati politici, come Pietro Nenni, ai tanti altri esponenti dell’ateismo comunista e agli ebrei. Durante i bombardamenti a Roma, accorse personalmente fra le macerie di S. Lorenzo fuori le Mura a soccorrere feriti e i romani, dopo la dichiarazione del Papa di Roma città aperta, lo appellarono Deftnsor urbis. Tutte le azioni diplomatiche non ebbero grandi successi, per cui molti lo criticarono e sostennero che non bastava recriminare le stragi, gli inviti alla pace, cercare di convincere il Duce, che non gli dava alcuna retta, ad abbassare le armi, e che da Hitler non avrebbe ottenuto mai nulla, ma bisognava che il egli, in quanto Papa, si offrisse al limite come capro espiatorio, affrontando il martirio. Papa Pacelli mori a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958.