Lorenzo Fazzini è uno dei maggiori ingegni di Vieste. Figlio di Tommaso di Porzia Micaela Medina nacque il 19 gennaio 1787 e alla fonte battesimale gli furono imposti il nome di Lorenzo Maria Antonio. Dopo aver frequentato il Seminario di Nusco, all’età di 18 anni, fu consacrato sacerdote e celebrò la sua prima Messa nella Cattedrale di Vieste il giorno di San Michele del 1805: la predica che egli ebbe a tenere, fu impostata sulla venerazione al Santo Protettore del Gargano, riscuotendo gli elogi del vescovo Arcaroli e il plauso del clero e dei concittadini. Amante delle scienze matematiche e fisiche volle trasferirsi a Napoli per addottorarsi, presso l’Università, con Niccolò Pergola, il grande matematico noto in tutta l’Europa. Qui ebbe anche modo di seguire con molta attenzione e passione le varie scoperte scientifiche, che in quel periodo venivano alla ribalta in Italia e in Europa. Successivamente, visto il fiorire di molte scuole private, ne aprì una appena terminato il corso di studio con il Pergola, con un programma pre-universitario equivalente grosso modo all’attuale liceo. Dotò la scuola di un magnifico gabinetto scientifico, che dopo la sua morte fu acquistato dall’Università. Vi insegnò matematica, fisica e filosofia e venne molto apprezzato perché “aveva egli vasto sapere, severo rigore di metodo, chiara, facile, nobile elocuzione, rapida e lucida maniera di dipingere con la parola le più astruse dottrine, voce grata, sonora, flessibile ad ogni oratorio movimento. In poco tempo gli uditori crebbero in sì gran numero, che fu mestieri tramutare la scuola in più ampia sala, dove avreste veduto più centinaia di giovani della metropoli, delle province e di lontani paesi stranieri stretti l’uno accanto all’altro e per più ore intenti ad udirlo con religioso silenzio” (F. Dell’Erba, L’abate Lorenzo Fazzini, in IL GIORNALE D’ITALIA del 23/9/1933). Luigi Settembrini, in un’edizione delle sue RICORDANZE, annota che a seguire i suoi corsi di studio erano da 300 a 400 giovani. E la scuola, che trovavasi nel 1823 alla Strada Nuova dei Pellegrini, n. 19, dovette trasferirsi alla via Magnocavallo. Francesco De Sanctis, che lo stimava molto, lo ricorda sempre con molto rispetto nei Saggi Critici e nell’opera autobiografica La Giovinezza.