La Cattedrale (Basilica Minore)

A circa cento metri dal Castello sorge la Cattedrale che, pur se abbattuta e rifatta più volte, conserva nel suo complesso lo stile romanico-pugliese e, nel campanile, quello del tardo barocco. Fu costruita nella prima metà dell’XI secolo, forse durante il vescovado di Alfano(993-1035)o più probabilmente durante la signoria del conte Roberto Drengot, su un’altra chiesa, quella di S. Maria Orea, che, come vuole la tradizione, fu tempio della dea Vesta. Il primitivo edificio doveva essere almeno tre metri più alto di quello attuale nella nuova navata centrale. La Facciata principale era certamente ricca di motivi architettonici e il portale, strombato, conteneva più cornici, in armonia con lo stile delle finestre, che erano lungo i muri perimetrali delle navate. Le calamità, però, che si sono abbattute lungo i secoli su questa città non hanno permesso di trasmetterci il fasto del primo romanico. Per la Cattedrale le peripezie iniziarono con il terremoto del 1223 e con l’incursione di Veneziani del 1240. Si deve alla magnaminità di Federico II se fu subito restaurata e, per volontà dello stesso imperatore, dedicata all’Assunzione di Maria Vergine, titolo che ancora conserva. I successivi saccheggi di Scmet e di Dragut e il tremendo terremoto del 1646 l’hanno semidistrutta: cadono i muri alti della navata centrale, la facciata principale e il campanile. Gli sforzi per riedificarla di mons. Tontoli (1748-1764) e di mons. Kreaytter (1697-1703), di mons. Cimaglia (1748-1764) e di mons. Maruca (1764-1783), con il concorso dei cittadini, non sono serviti a ridarle l’antico splendore. La Cattedrale cambia volto: l’interno e il campanile assunono lo stile barocco, la facciata centrale è modesta e priva di fregi e quella a settentrione, viene abbruttita dalle costruzioni che contengono le cappelle del Rosario e di San Giorgio. Oggi, preoccupata per la sua stabilità, la Sovraintendenza ai Monumenti e alle Antichità, sta compiendo un restauro radicale e profondo, mettemdo in luce anche i tratti più salienti della costruzione originaria, di cui molto interessante è la parte centrale della facciata a settentrione. Questa è caratterizzata da una finestra, da un archivolto a bassorilievo con motivo a racemi, cornici a foglie di palma e da due sculture zoomorfe poste all’altezza dell’imposta dell’arco che chiude in alto il portale. Una di questa sculture è venuta ora alla luce, rimuovendo una porzione di muro nella costruzione posticcia della cappella del Rosario. Di Pregevole valore artistico è anche la finestra, doppiamente strombata, con una triplice serie di cornici diverse, finemente decorate e con arco a tutto sesto. L’interno è costituito da tre navate, divise da dodici colonne, che nel sec. XVIII sono state ricoperte di stucco, forse con l’intento di rinforzare la chiesa, e rese nudi e massicci parallelepipedi a base quadrata. Ora, liberate da queste sovrastrutture risultano costruite con grandi blocchi di tufo uniti con malta. Hanno una sagoma tozza e priva di rastremazione e sono sette a base cilindrica, una ennagonale ed una endecagonale. I capitelli sono di due tipi, cincque corinzi e cincque cubici, tutti di pietra tenera e presentano motivi diversi: foglie arrotondate, foglie di palma, di acanto, tralci e animali come cavalli, uccelli, galli, un bue, un drago. Queste figure, anche se incise con tenacia rudimentale sono del massimo interesse e rivelano grande capacità compostiva. Le capriate della volta centrale sono state coperte alla fine del ‘700 da una soffitta con tre grandi quadri: l’Assunzione di Maria SS, San Giorgio e San Michele.

Altre opere d’arte di rilievo sono il busto di Papa Gregorio XIII inaugurato nel 1962; un altorilievo in marmo, rappresentante un Cristo morto, di scuola michelangiolesca; una Trinità del viestano Giuseppe Tomaiuolo del 1600; una Madonna col Bambino e Santi di scuola veneta del 1700 e la Pala del Rosario di Michele Manchelli, genovese, del 1581. Ma il pezzo più prezioso rimane la pregevole statua in legno di tiglio della Madonna, onorata oggi con il titolo di Santa Maria di Merino, che è collocata nella prima cappella della navata destra. E in posizione ginocchiata con la mano sinistra sul petto e la destra alzata in segno di saluto.Ha gli occhi rivolti al cielo, quasi spaventati e la bocca socchiusa, parlante. Alfredo Petrucci fa risalire la statua al ‘300 e sostiene che doveva far parte di un gruppo di figure. Il prof. Gaetano Lorenzoni, restauratore ufficiale della Sovraintendenza alle Belle Arti di Bari, che ebbe modo di ritoccare la statua nel 1956, asserisce, invece, che risale al ‘400. Di fronte all’ingresso della Cattedrale è l’Episcopio. Della sua magnificenza non è rimasto più nulla a causa dei continui crolli, l’ultimo dei quali risale al 1754. Sulla facciata sono murati gli stemmi dei vescovi Del Pozzo, Tontoli e Cimaglia. Adaguiata nella parte superiore della Cattedrale è la chiesa di San Giovanni Battista, comunemente detta del Purgatorio. Edificata dal Vescovo Alfano e rifatta da mons. Cimaglia, il suo interno rivela lo stile del tardo barocco.