Parco della Rimembranza

Il Parco della Rimembranza

La memoria delle centinaia di migliaia di soldati caduti durante la prima guerra mondiale fu uno dei punti chiave della propaganda durante il ventennio fascista, nell’ottica di glorificare gli “eroi” e la “Vittoria” affinché il sacrificio non fosse considerato vano e anche affinché non apparisse insensata una nuova militarizzazione del Paese, sia rivolta al controllo interno della popolazione, sia a una possibile rivalsa futura verso i paesi esterni nel quadro della cosiddetta “vittoria mutilata” e dello sviluppo del colonialismo. In ogni città e paese d’Italia veniva incoraggiata l’erezione di parchi o viali alberati dove ogni albero, piantato e curato dagli alunni delle scuole, ricordasse un caduto, con tanto di targa identificativa presso ciascuna pianta (solitamente cipressi, ma talvolta anche altre essenze). Sorsero così questi parchi, spesso in posizioni altamente simboliche, magari vicino al monumento ai caduti, nelle piazze centrali o presso le chiese parrocchiali, ad amplificare il senso sacrale del sacrificio dei soldati, e ad alimentare nei giovani l’amor patrio e la deferenza verso coloro che erano morti per l’Italia stessa. Dal 2 dicembre 1925 questo tipo di commemorazione divenne obbligatorio per legge, e l’anno successivo vennero dichiarati “pubblici monumenti”. Gli “eroi” quindi non erano più staticamente commemorati da una lapide o una scultura, ma da qualcosa di vivo – un albero – custodito dalle nuove generazioni. Dopo la prima Guerra Mondiale, il Comitato Esecutivo per la costruzione del Parco della Rimembranza e in conformità alle disposizioni ministeriali chiese alla Giunta Comunale di Vieste di assegnare, in via d’urgenza e, quindi, con i poteri del Consiglio, un’area ove far sorgere tale Parco. E la Giunta nella seduta del 29 gennaio 1923, con la delibera n.20, autorizzò il Comitato ad “occupare trenta are di terreno adiacente al muraglione sito fra i due bastioni del castello Aragonese, rimanendo però ferma la demanialità comunale del suolo predetto. A causa, però, del scomodo e faticoso accesso al Parco, dovuto al pendio del terreno e alla sua natura aspra e sabbiosa, durante il periodo podestarile di Andrea Medina (1926/38), si decise di trasferire il Parco nella zona alta di corso Fazzini, a fronte di via Vittorio Veneto, destinata attualmente a giardini pubblici, e propriamente nell’area dove vi è la fontana. La lapide con i nomi dei Caduti, venne provvisoriamente sistemata all’angolo del Municipio e tale resta ancora.