Grotta di San Michele

POSIZIONE  La grotta è situata in contrada Puzzone, a 900 metri di distanza dalla costa meridionale del Lago di Varano e a 2,5 km da Cagnano Varano, a circa 100 m slm. L’ingresso, rivolto a Sud, prospetta sulla Valle dell’Angelo e sul Canale di San Michele. Si tratta di una cavità di origine carsica, lunga 52 metri, larga tra i 6 e i 15,60 m ed alta tra i 3 ed i 7,20 metri. Si accede alla grotta mediante un sentiero che superato un cancello e un arco, con una statua di San Michele Arcangelo, risalente al 1991, che ha sostituito la statua del 1631, giunge nello spiazzale antistante la grotta, dov’è presente un pozzo ed un campanile. La facciata della chiesa-grotta è stata realizzata con massi rocciosi dell’area, di colore grigio, in parte intonacata. L’ingresso è protetto da un cancello in ferro battuto del 1932 e una porta in legno del 1898. La grotta è uno dei luoghi religiosi più frequentati di tutto il Gargano, meta consueta di pellegrinaggio dei fedeli.

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ARCHITETTURA INTERNA  La pavimentazione è costituita da basole rettangolari in pietra, su cui è possibile distinguere stalagmiti e o incisioni di mani e piedi lasciate dai fedeli. La pavimentazione è stata presumibilmente realizzata intorno alla fine del 1800, permettendo di abbassare il piano della grotta di oltre un metro. La sacrestia si trova nella parte sinistra della grotta, accanto ad un’acquasantiera a base ottagonale. Al suo interno è presente un altare con, in bassorilievo il volto di San Michele e, in basso, un serpente, indizio di una frequentazione pagana, presumibilmente longobarda prima della sua consacrazione.

LA PILA DI SANTA LUCIA   Dietro l’altare maggiore, è presente una conca calcarea piena di acqua prodotta dal continuo stillicidio dal soffitto della grotta. Tale acqua viene ritenuta miracolosa per la vista. I pellegrini che visitano i santuari lasciano, di solito, una traccia personalizzata del loro passaggio. Più recentemente una firma o le iniziali incise o disegnate a matita o pennarello. In passato, in un epoca di diffuso analfabetismo, si lasciava un segno personale quale, ad es., il contorno della mano, considerato unico per forma e dimensione. In questo santuario sono numerose le incisioni del profilo delle scarpe, anche queste considerate uniche ed irripetibili perchè le scarpe, spesso acquistate per il matrimonio e conservate accuratamente per decenni anche se con qualche rattoppo o risuolatura, erano di produzione artigianale ed eseguite su misura dell’utilizzatore. La popolazione cagnanese e quella dei comuni vicini festeggia S. Michele Arcangelo in questa grotta il giorno 8 maggio (data della sua prima apparizione sul Gargano nel 490 d. C.), recandovisi numerosa in pellegrinaggio. I fedeli leggono impressa l’immagine di S. Pio da Pietrelcina nella roccia calcarea presso i suddetti affreschi della parete destra che fronteggiano l’altar maggiore. La Grotta di S. Michele è stata abitata sin dal Paleolitico, come testimoniano i reperti litici ivi rinvenuti, ed è stata sede di culti pagani prima della sua consacrazione al culto del difensore di Dio, avvenuta nel Medio Evo.

STORIA   La grotta era abitata sin dal Paleolitico medio e superiore. Numerosi reperti risalenti al paleolitico e al neolitico sono stati ritrovati negli spazi davanti all’ingresso o lungo il pendio sottostante. Nel 1975 l’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Siena, svolse degli studi che portarono alla localizzazione di residui di un deposito contenente utensili del Paleolitico Superiore che permettono di documentare la pratica della caccia di un tipo di cavallo selvaggio, oggi estinto, che indurrebbe, inoltre, a pensare che, all’epoca, il territorio cagnanese fosse caratterizzato da praterie nelle aree pianeggianti che oggi costituiscono i fondali della laguna di Varano. Al di sotto della pavimentazione della grotta sono sicuramente presenti altri reperti che potrebbero anche risalire al Paleolitico Medio, mentre non sono presumibilmente presenti reperti di epoca neolitica visto il ritrovamento di numerosi frammenti di ceramica lavorata all’ingresso della grotta.

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Secondo la leggenda, l’Arcangelo entrò nella grotta seguito da un grosso toro che restò incastrato nella roccia. Quando il padrone del toro riuscì a liberarlo, questi rimase abbagliato dalla fonte di luce dell’Arcangelo. Subito dopo l’accaduto, l’uomo raccontò la vicenda ai compaesani che si recarono alla grotta, trovando San Michele, assetato, genuflesso e con le mani posate a terra nel punto dove miracolosamente affiorò una sorgente d’acqua. La grotta è profonda 52 metri, larga tra i 6 e i 15 e alta tra i 3 e i 7. Le pareti sono rivestite da muschi, mentre dalla volta pendono stalagmiti e stalattiti cui corrispondono piccoli rigonfiamenti sul pavimento, reso viscido dallo stillicidio dell’acqua piovana.