Fontana

via Fontana (ex via Pozzo S. Antonio)
Deve il nome ad un’antica fonte di acqua sorgiva, che trovavasi nei pressi. dello Scalone e che anticamente e con tutta probabilità poteva far parte del monastero di S. Francesco dei Frati Conventuali edificato agli inizi del XIV secolo, noto anche come il Convento dell’ Allegorizia.  L’Ordine dei frati minori conventuali (in latino Ordo fratrum minorum conventualium) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i frati di questo ordine mendicante, detti francescani conventuali, pospongono al loro nome la sigla O.F.M. Conv. Insieme ai frati minori e ai frati minori cappuccini costituisce il cosiddetto Primo ordine francescano o minoritico. Fu lo stesso san Francesco a volere che i suoi frati fossero e si chiamassero “minori”. Scrive il primo biografo: «Mentre si scrivevano nella Regola queste parole “Siano minori”, appena l’ebbe udite esclamò: “voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori”». Il nome venne ufficializzato nella Regola del 1223 e rimase proprio dell’Ordine fino all’affermarsi delle prime riforme che, per ovvia necessità, si distinguevano aggiungendo alla denominazione una sorta di proprium (osservanti, riformati, scalzi o alcantarini, recolletti). È lo stesso Francesco nel testamento del 1226 a raccontare l’inizio di quel movimento che ben presto si strutturerà in un vero e proprio Ordine: «E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò»

 Questo monastero venne distrutto dai saraceni durante il saccheggio operato da Acmet Basnà del 1480. Ne rimase in piedi solo la cappella dedicata a S. Antonio Abate, il cui materiale edilizio fu poi recuperato dai frati Cappuccini per completare la costruzione della chiesa di S. Maria Di Costantinopoli, oggi nota come parrocchia del SS. Sacramento. La statua del Santo, anch’essa recuperata fu posta nella nuova chiesa ed ebbe un posto di rilievo sulla parete destra. Questo simulacro, enormemente rovinata dai tarli, fu bruciato dal parroco don Matteo Mancini.