Eremo di Sant'Agostino

Nella valle di Stignano che è la porta ideale del Gargano dalla parte occidentale, passava una delle diramazioni della strada medioevale detta via Francigena, o Francisca o Francesca, la via che attraversava tutta l’Europa per giungere a Roma e poi ai porti pugliesi per imbarcarsi verso la Terra Santa e che in provincia di Foggia aveva delle varianti per raggiungere il santuario garganico di San Michele. In questa valle sono stati individuati circa 20 eremitaggi tra grandi e piccoli, tra quelli in grotta, in muratura e in struttura mista (grotta e muratura). Eremi che hanno tipologie costruttive diverse, ma tutte che sono completamente diverse dalle tipiche costruzioni rurali dei garganici. Nel 1587 il Gonzaga notava: «questo luogo solitario e boscoso, adatto alla contemplazione, dai devoti circonvicini è molto stimato per i frequenti miracoli che lì avvengono per un’immagine della gloriosissima Vergine». L’Eremo è uno dei più antichi luoghi dello spirito edificati lungo l’antica via d’accesso che dalla Valle di Stignano portava al Santuario garganico di San Michele. La costruzione dell’eremo potrebbe risalire all’XIII secolo, probabilmente sotto il pontificato di papa Alessandro IV (il pontefice che riformò gli Eremitani di Sant’Agostino nel 1256). Presso l’eremo di Sant’Agostino nella valle di Stignano ci sono state per un certo periodo anche delle suore recluse ma non abbiamo altre notizie, questo si sa solo perché un eremita (fra Lucchicino), che viveva nel vicino eremo di Sant’Onofrio, per scappare da una terribile bestia si era andato a rifugiare nell’eremo di sant’Agostino abitato da vergini recluse. Con la soppressione della Dogana della Mena delle pecore e l’alienazione dei terreni di proprietà statale all’inizio dell‘800 e la proprietà dell’eremo e dei terreni adiacenti passò al Demanio e fu acquisito e poi acquistato dalla famiglia Centola di San Marco in Lamis, che realizzò altre piccole opere edilizie.

È situato a 377 mt dal livello del mare alle pendici di un monte più precisamente tra la valle della Cisternola e la valle di Stignano, proprio dove inizia ad erigersi il promontorio del Gargano tra i comuni di Apricena e San Marco in Lamis. La struttura doveva essere abbastanza grande viste anche le misure ed il numero di stanze. Si notano tre zone distinte: la prima sono i dormitori ancora intatti caratterizzati dalle volte e dai resti di un camino dove forse risiedeva il refettorio se così lo si può chiamare, la seconda è la piccola stanza affrescata dove venivano celebrate le funzioni caratterizzata dalla presenza di un altare che non ha nulla a che vedere con gli altari della nostra epoca, mentre l’ultima parte è il cortile esterno privo di copertura delimitato per tre lati da mura e per il quarto dalla parete della cappella. Tutt’intorno le mura perimetrali vi erano le tombe dei monaci o degli eremiti che romitavano nei canali adiacenti alla struttura, le cui ossa dopo molto tempo venivano depositate nell’ossaio della chiesa, purtroppo divenuto deposito di letame nel corso dei secoli, dato che i pastori usarono la struttura come rifugio per il bestiame. La zona che va da Castelpagano fino a giungere nella valle di Stignano è molto ricca di eremi, edicole, cappelle, e chiese diroccate.

Molte di queste strutture sono andate perse o sono state dimenticate perché non accessibili data la locazione impervia. Senza dubbio doveva essere una delle più grandi costruzioni cristiane che si potevano trovare nella zona considerando che fino a poco tempo prima vi erano molti pagani nella zona. Lo stile di costruzione è molto simile a questi anche se per accertare alcuni dettagli bisognerebbe effettuare delle perizie, comunque molto approssimativamente dovrebbe risalire all’XIII secolo, probabilmente sotto il pontificato di papa Alessandro IV che riformò gli Eremitani di Sant’Agostino che non erano sotto la giurisdizione di alcun vescovo grazie al pontefice Alessandro IV che con la bolla Licet Ecclesiae del 1256 prescrisse la regola di questi e gli diede un Cardinale protettore. La storia di questi eremi dipese molto da quella di San Leonardo di Siponto, principale sede degli Agostiniani nella Capitanata. La struttura dell’eremo fu abitata fino agli inizi degli anni 70 del XX sec. Purtroppo l’incuria dell’uomo sta facendo crollare questo eremo. Nell’ottocento ci furono diverse dispute giudiziarie tra il comune di San Marco in Lamis e il comune di Apricena per i confini comunali della zona Foresta e Stignano che erano stati fino al 1806 nel feudo di Castelpagano. Un’ampia zona della valle di Stignano fu assegnata al comune di San Marco in Lamis, compreso anche il terreno dell’eremo di Sant’Agostino. Con la costruzione e lo sviluppo del convento di Stignano la sua funzione, venne a diminuire tanto da essere abbandonato qualche secolo dopo. Oggi la costruzione si presenta in uno stato discreto, tanto che è ancora ben evidente l’impianto strutturale. Infatti, in una delle due cappelle (se pur in precarie condizioni) si possono ancora ammirare alcuni affreschi. Secondo alcuni studiosi questi affreschi risalgano XVI secolo, e raffigurano San Michele Arcangelo nell’intento di scacciare un demone, una Eva, ed un affresco raffigurante tre frati di cui uno a cavallo. Il frate a cavallo potesse essere San Pietro da Morrone o meglio papa Celestino V, che fu catturato nel maggio del 1295 da Guglielmo l’Estendard, per ordine di papa Bonifacio VIII a Vieste.

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