Cenni Storici

I numerosi siti archeologici e i reperti ritrovati in diverse aree nei pressi dell’abitato attestano il popolamento del territorio di Vieste sin dal Paleolitico. Sicuramente questo fu dovuto al clima mite, alle diverse sorgenti di acqua potabile, al terreno fecondo con abbondanza di frutta, alla varietà di selvaggina sia stanziale che migratoria e alla ricchezza di pesci nelle diverse insenature lungo la costa. Le zone che risultano esser state maggiormente frequentate dall’uomo preistorico sono Vallecoppe, Campi, Costella, Puntalunga, Macchione, Passo dell’Arciprete e Sfinalicchio. Il territorio viestano, ricco di selce permise, all’uomo nella Preistoria, la realizzazione di manufatti litici utilizzati come strumenti per il lavoro, la caccia o la difesa. In contrada Defensola, a circa tre chilometri dal centro abitato, è stata scoperta una miniera di selce, definita una delle maggiori d’Europa. Vieste, insieme ad altri territori del Gargano e della provincia di Foggia, fu tra gli ultimi luoghi dove visse l’uomo di Neanderthal. Si può solo affermare che, fin dal Paleolitico, l’ampo territorio di Vieste e del Gargano era abitato da innumerevoli tribù e questo dato emerge dal rinvenimento del notevole materiale litico e fittile che tuttora ancora affiora. Limitandoci al solo territorio viestano, le testimonianze si riscontrano in tantissime contrade come Mandrione, Macchia Pastinella, baia di Campi, Costella, Passo dell’Arciprete, lungo gli argini del torrente Macchia, Puntalunga, Macchione, Chiesiola, Ariola, Sfinalicchio, Vallecoppe, grotta Drisiglia (o Intresiglio) e più di tutte alla Defensola, dove è stata scoperta una miniera vastissima, con l’annessa industria litica. Questa miniera e la piùestesa d’Europa. Sull’attigua penisola di Molinella, fino ad una ventina di anni fa, quando una ruspa l’ha irrimendiabilmente distrutto, vi era la presenza di un dolmen del periodo del ferro. Molte sono, inoltre, le innumerevoli tombe rinvenute nel sottosuolo della città di tipo a cassetta. Durante il periodo florido dell’impero romanoo, al massimo, agli inizi di quello della decadenza, il nome Uria scomparve per essere sostituito, forse nella forma latinizzata, da quella di Vestae. A considerare gli innumerevoli rinvenimenti di resti di abitazioni e di tombe nel sottosuolo dell’attuale territorio, si può ben ipotizzare che l’estensione della città doveva essere più ampia dell’attuale. Sono inoltre visibili resti di tombe dell’età del ferro nelle vicinanze del castello e sulla punta di San Francesco. Nel territorio comunale, in contrada Molinella, sorgeva anche un dolmen che però è andato irrimediabilmente distrutto. Infatti i reperti archeologici ritrovati nel territorio viestano vengono molto spesso lasciati a sé stessi (se non in alcuni casi addirittura occultati) e questo ne determina il deterioramento e la distruzione. 

Il territorio viestano, ricco di selce permise, all’uomo nella Preistoria, la realizzazione di manufatti litici utilizzati come strumenti per il lavoro, la caccia o la difesa. In contrada Defensola, a circa tre chilometri dal centro abitato, è stata scoperta una miniera di selce, definita una delle maggiori d’Europa.  Dire delle origini di una città non è una cosa semplice: si brancola nel buio dei tempi, si annaspa nel campo delle ipotesi partendo dai pochi ritrovamenti archeologici e si lavora quasi sempre nel campo delle intuizioni e nel mondo della fantasia. Dalle ricerche archeologiche effettuate sin dagli ultimi decenni del secolo scorso si ha la certezza che l’uomo preistorico è già presente in questo territorio nel periodo paleolitico. Pugliesi, che nel 1946 scoprì a Molinella, nella grotta Drisiglia, un’interessante stazione con abbondanza di manufatti litici ricavati dalle selci: coltelli, punte di frecce, utensili per lavorare le pelli, asce, amigdali. Ma i  primi complessi urbani, cioè la riunione di più tribù in un unico centro organizzativo, diretto e guidato da un capo, difeso da mura di cinta o da un fossato, sorgono nella seconda metà del II millennio, quando, cioè, gli Japiges si stabilirono in Puglia; e il massimo splendore di queste prime città fu raggiunta dall’XI/X sec. al VI sec. a.C. A questi popoli indoeuropei, provenienti dall’Etolia, si deve l’incremento della coltura del grano, della vite e dell’ulivo, lo sviluppo dell’industria della porpora estratta dali murici, che in abbondanza vivono lungo le coste garganiche e il fiorire del commercio con la vicina Dalmazia. Sorsero anche Merinum e Apeneste che, secondo la legenda sono state fondate da Diomede.  Gli abitanti avevano un grado di cultura molto elevato (le epigrafi daune sono da datare a questo periodo) e inumavano i loro morti in posizione fetale o ranicchiata e adagiati sul fianco sinistro in tombe a tronco di cono o di piramide, scavate nella roccia, corredate di anfore, lucerne, piramidette fittili, vasi di varie grandezze e colme di diverso cibo, monete, armi, monili, ecc. Queste erano sparse in tutto il territorio, specie sul tratto di costa che va dalla punta di San Francesco al Castello, a San Salvatore e nelle località limitrofe a Merinum, Caprarezza e la  Salata.