Leggenda e storia ne fanno uno dei primi santuari mariani della Capitanata e una delle più notevoli architetture del 1500. Posto sull’antica via Micaelica (una diramazione della via Francigena) all’incrocio con l’attuale SS n. 272, in un’ampia valle. Un’antica leggenda narra che san Francesco al ritorno dall’Oriente sia passato per questa valle e abbia benedetto i suoi frutti; era il 1216. Ricco di storia e insigne per arte, trae le sue origini in epoca medievale. Il suo nome infatti lo si trova per la prima volta in un documento del 21 settembre 1231 dell’archivio di Stato di Napoli, attestante il già esistente culto alla Vergine. La tradizionale pietà, infatti, narra di un cieco della zona (tale Leonardo Di Falco) che, nel suo vario errare per mendicare un po’ di cibo, fu sorpreso nel sonno dalla voce di una donna bellissima, la quale ad un tempo, gli ridonò la vista e gli indicò la presenza di un suo simulacro nascosto sui rami di una robusta quercia. Il miracolato avrebbe informato subito i vicini abitanti di Castelpagano i quali, colpiti dal duplice prodigio, accorsero in processione sul luogo, e costruirono una piccola chiesetta nel luogo dell’apparizione della Vergine. Oltre alla bella leggenda vi è la vera storia la quale grossomodo narra che in quel periodo fu ordinato di distruggere le icone e le statue che si trovavano in tutte le chiese, così alcuni monaci nascosero la statua della Madonna su di una quercia che si trovava proprio dove c’è l’attuale santuario, fino a quando non fu ritrovata da un pastore di Castelpagano che pascolava nella valle. E poi nacque la leggenda.