Tremiti (Isole)

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Le isole Trèmiti (o Diomedèe, dal greco Diomèdee,) sono un arcipelago del mare Adriatico, sito 12 miglia nautiche a nord del promontorio del Gargano e 24 a est della costa Molisana e da Termoli. Amministrativamente, l’arcipelago costituisce il comune italiano di Isole Tremiti di 455 abitanti della provincia di Foggia in Puglia.

Territorio
Coordinate 42°7′0″N 15°15′0″E Altitudine 70 m s.l.m. Superficie 3,13 km² Abitanti 486[1] (31-12-2010) Densità 155,27 ab./km² Frazioni San Domino, San Nicola, Capraia (disabitata), Pianosa (disabitata), Cretaccio (disabitata)

Altre informazioni
Cod. postale 71040 Prefisso 0882 Fuso orario UTC+1 Codice ISTAT 071026 Cod. catastale E363 Targa FG Cl. sismica zona 3 (sismicità bassa) Cl. climatica zona C, 953 GG Nome abitanti tremitesi Patrono santa Maria Assunta Giorno festivo 15 agosto

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istituzione
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Storia
Abitate già in antichità (IV-III secolo a.C.), le isole per secoli furono soprattutto un luogo di confino. In epoca romana le isole erano note con nome Trimerus che deriverebbe dal greco trimeros, ossia “tre posti” o “tre isole”. L’imperatore Augusto vi relegò la nipote Giulia che vi morì dopo vent’anni di soggiorno forzato. Nel 780 Carlo Magno vi esiliò Paolo Diacono che, però, riuscì a fuggire. La storia dell’arcipelago non è però solo legata agli esiliati, più o meno illustri, che qui furono confinati, ma soprattutto alle vicende storiche, politiche ed economiche dell’abbazia di Santa Maria a Mare (definita da Émile Bertaux la Montecassino in mezzo al mare) Secondo il Chartularium Tremitense il primo centro religioso fu edificato nel territorio delle isole adriatiche nel IX secolo ad opera dei benedettini come dipendenza diretta dell’abbazia di Montecassino. Certo è che nell’XI secolo il complesso abbaziale raggiunse il massimo splendore, aumentando a dismisura possedimenti e ricchezze, cosa che portò alla riedificazione da parte dell’abate Alderico della chiesa con consacrazione nel 1045 effettuata dal vescovo di Dragonara. La magnificenza di questo periodo è testimoniata dalla presenza tra le mura del monastero di ospiti illustri, tra i quali Federico di Lorena (divenuto poi papa Stefano IX) e Dauferio Epifani (successivamente papa Vittore III). Con la bolla di Alessandro IV del 22 aprile 1256 venne confermata la consistenza dei beni posseduti dalla comunità monastica. L’intero complesso rimase un possedimento dell’abbazia di Montecassino per circa un secolo, nonostante le pressanti richieste di autonomia e le proteste dei religiosi tremitesi. Nel XIII secolo, oramai svincolata dal monastero cassinese, aveva possedimenti in terraferma dal Biferno fino alla città di Trani. Secondo le cronache dell’epoca le tensioni mai sopite con il monastero laziale e i frequenti contatti con i dalmati, invisi alla Santa Sede, portarono i monaci del complesso a una decadenza morale che spinse nel 1237 il cardinale Raniero da Viterbo ad incaricare l’allora vescovo di Termoli di sostituire alla guida dell’abbazia l’ordine di San Benedetto con i Cistercensi.

Il Santo Patrono

Assunzione della Beata Vergine: si tratta di una festa religiosa che viene celebrata in piena estate, il giorno di Ferragosto e si protrae fino al 16. Come nella maggior parte delle feste patronali, la statua viene portata in giro per le strade di San Nicola fino a raggiungere il porto e ad essere imbarcata su un peschereccio addobbato con fiori freschi, per un giro in mare tra le altre isole dell’arcipelago. La festa si conclude con uno spettacolo di fuochi d’artificio che colorano il cielo e creano riflessi suggestivi in acqua. Una leggenda narra che la colonizzazione religiosa dell’isola iniziò nel IV secolo d.C. Quando la Madonna apparve in sogno ad un eremita chiedendo la edificazione di una Cappella a Lei dedicata. Il Padre gesuita Guglielmo Gumppenberg riporta che l’eremita, di cui non si conosce nome e provenienza, eresse l’isola di San Nicola come luogo di eremitaggio durante i primi secoli del Cristianesimo. La santità dell’uomo fu premiata con una visione della Vergine Maria, che, dopo aver rasserenato l’uomo atterrito dall’evento, gli ordina di costruire un tempio in suo onore. La.Madonna indicò, all’impaurito, un luogo dove scavare per procurare i tesori necessari al compimento dell’opera affidata al sant’uomo. L’uomo prima ritrovò un’iscrizione sepolcrale, e poi, dietro di essa delle incredibili ricchezze, degne di un re. La leggenda vuole che questo sepolcro altro non fosse che la sepoltura dell’eroe omerico Diomede. La leggenda viene riportata con maggiori particolari dalla Cronica Istoriale di Tremiti, scritta da Benedetto Cocorella alla fine del ‘500, ad iniziare dalla data di approdo dell’eremita sull’isola di San Nicola, che viene indicata al 312 d.C. Secondo il Chartularium Tremitense il primo centro religioso fu edificato nel territorio delle isole adriatiche nel IX secolo ad opera dei benedettini come dipendenza diretta dell’abbazia di Montecassino. Si presuppone che nei primi tempi i monaci cassinesi vissero in povertà. Certo è che nell’XI secolo il complesso abbaziale raggiunse il periodo di massimo splendore, grazie a sant’Adamo abate il quale si recò personalmente al concilio di Melfi per ottenere il riconoscimento papale della indipendenza temitense da Montecassino, oltre ad aumentare a dismisura possedimenti e ricchezze, cosa che portò alla riedificazione da parte dell’abate stesso della chiesa con consacrazione nel 1045 effettuata dal vescovo di Dragonara. La magnificenza di questo periodo è testimoniata dalla presenza tra le mura del monastero di ospiti illustri, tra i quali Federico di Lorena (futuro papa Stefano IX) e di Dauferio Epifani (futuro papa Vittore III) e da una bolla di Alessandro IV del 22 aprile 1256 in cui viene confermata la consistenza dei beni posseduti dalla comunità monastica.

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santa maria a mare

Secondo la cronaca del Cocarella, dopo aver ritrovato il tesoro, l’eremita venne rapito da un sogno e uno venne spinto da un dolce venticello fino a Costantinopoli, dove sbarcò. Qui trovò, pronta agli ormeggi, una nave carica del materiale necessario alla costruzione. La nave imbarcava anche operai edili, con i quali l’eremita riuscì a costruire la cappella dedicata alla Madonna. L’uomo una volta terminata la costruzione del tempio non ritenne il suo compito concluso e si impegnò a diffondere la devozione mariana tra pescatori, mercanti e tutti gli altri che approdavano nella rada dell’arcipelago. La magnificenza di questo periodo è testimoniata dalla presenza tra le mura del monastero di ospiti illustri, tra i quali Federico di Lorena (futuro papa Stefano IX) e di Dauferio Epifani (futuro papa Vittore III) e da una bolla di Alessandro IV del 22 aprile 1256 in cui viene confermata la consistenza dei beni posseduti dalla comunità monastica. L’intero complesso rimase possedimento dell’abbazia di Montecassino per circa un secolo, nonostante le pressanti richieste di autonomia e le proteste dei religiosi tremitesi che arrivarono anche a cercare la collaborazione con l’altra potente Abbazia di Santa Maria di Calena, nella piana sotto Peschici. Del periodo medievale, l’edificio conserva l’impianto rettangolare a tre navate. All’interno, sono custodite diverse opere di grande valore artistico, come la Croce Lignea, dalle forme bizantine, una statua lignea di Santa Maria a Mare e un polittico veneziano cinquecentesco. Di straordinario valore artistico il pavimento musivo, rimasto quasi intatto nella parte centrale dell’edificio: risalente alla fine dell’undicesimo secolo, è un insieme di piccolissimi mattoncini raffiguranti l’aquila, il grifo e il leone, emblemi della forza di Cristo.  I canonici regolari (dal 1445 Lateranensi) restaurarono il complesso abbaziale, ampliandone inoltre le costruzioni, soprattutto con la realizzazione di numerose cisterne ancora oggi funzionanti ed estesero i possedimenti dell’abbazia sul Gargano, in Terra di Bari, Molise e Abruzzo. Nel 1567 l’abbazia-fortezza di San Nicola riuscì a resistere agli attacchi della flotta di Solimano il Magnifico