Santa Maria di Merino

Il Santuario di Santa Maria di Merino sorge isolato a 7 km a Nord di Vieste nell’omonima piana . La piccola bianca chiesetta, dall’enorme valore simbolico per i fedeli Viestani, è un pregevole esempio di chiesa rupestre della Puglia, manufatto rurale tipico del mediterraneo, simile alle masserie di una volta. La tradizione collega la costruzione della cappella al ritrovamento, sulla spiaggia poco distante, di una statua lignea raffigurante la Vergine Maria. La parte centrale del santuario è la più antica ( sec. XI-XII) e si innesta sui residui muri di una antica villa romana ed è circondata dai resti archeologici, le altre cappelle sono state costruite successivamente ( 1831-1861-1909) . Il luogo del santuario coinciderebbe con il sito della antica città di Merinum. Gli scavi iniziati nel 1938 non sono stati mai conclusi e quanto era stato scoperto i contadini dell’epoca lo hanno riseppellito. La supposizione dell’esistenza di una vera e propria “città di Merinum” è da attribuirsi ad una controversa citazione dell’opera “Historia Naturalis” di Plinio il Vecchio, in cui si fa riferimento del popoli Merinate del gargano “Merinates ex Gargano”, dalla città di Merinum, (anche se alcune versioni riportano l’iscrizione “Metinates”).

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Con il titolo Santa Maria di Merino ci si riferisce ad una antica statua lignea di Maria che è conservata a Vieste; la città pugliese è affidata al suo patronato, insieme a quello di San Giorgio e Sant’Antonio da Padova. Il Santuario, da giugno a settembre ospita i molti turisti che vogliono partecipare alla santa Messa. All’esterno del santuario troviamo una bellissima Via Crucis. La Porta Santa , un’opera dell’artista Michele Circiello, è composta di un pannello superiore centrale ‘Cristo Redentore degli uomini’ e di altri sei pannelli che narrano in parte la storia di Pietro del Morrone. (Si tratta del papa Celestino V, che per umiltà rinunziò al papato e cercò pace oltre l’adriatico. È stato ospite per alcuni giorni nel Santuario di S. Maria di Merino e a Vieste è stato fatto prigioniero.)

La tradizione narra che la statua della Beata Vergine venne rinvenuto sulla spiaggia della frazione viestana di Merino da alcuni pescatori, intenti in una battuta di pesca. Essendo la località di Merino, esattamente a metà strada tra Vieste e Peschici, si decise di mettere la statua su un carro di buoi, questi presero la direzione di Vieste, cosicché i pescatori viestani se ne impossesarono. In quel luogo venne costruito il Santuario di Santa Maria di Merino, una chiesa tutt’ora esistente il cui nucleo più antico risale al secolo XI-XII, scomparso in seguito ad un maremoto. A questo santuario è legato anche un episodio di papa Celestino V, che qui avrebbe trovato rifugio prima di essere riconosciuto a riportato ad Anagni il 10 maggio o 16 maggio 1295. Successivamente, quando la popolazione si trasferì in gran numero a Vieste, anche la statua di Maria venne portata all’interno della città, nella Cattedrale dell’Assunta. Della statua non si ha alcuna notizia, è molto probabile che facesse parte di un carico che da Bisanzio fosse diretto a Venezia. La statua è ancora esistente, ha resistito a moti, saccheggi, terremoti ed incendi, ed è custodita nella Cattedrale di Vieste. Recentemente è stata portata nell’Istituto di Belle Arti di Bari per essere restaurata. Il luogo del santuario coinciderebbe con il sito della antica città di Merinum. Gli scavi iniziati nel 1938 non sono stati mai conclusi e quanto era stato scoperto i contadini dell’epoca lo hanno riseppellito, tuttavia i resti di una villa Romana visibili ancora oggi confermano la presenza di insediamenti umani di epoca paleocristiana. La supposizione dell’esistenza di una vera e propria “città di Merinum” è da attribuirsi ad una controversa citazione dell’opera “ Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, in cui si fa riferimento del popoli Merinate del gargano “Merinates ex Gargano”, dalla città di Merinum, (anche se alcune versioni riportano l’iscrizione “Metinates”). La festa patronale ricorre il 9 maggio: in quel giorno si forma una processione di fedeli che portano a spalla la venerata immagine fino all’antico santuario, luogo del ritrovamento.

 La festa si svolge il 9 maggio. Dopo il pontificale in cattedrale, la processione col Vescovo e il Capitolo attraversa tutta la città. Al limite dell’abitato il corteo si scioglie e la statua, accompagnata dal parroco e da una moltitudine di pellegrini, prosegue verso santuario lungo i sentieri del litorale. In questo tratto la faccia della Madonna è rivolta verso il mare in segno di benedizione. Dopo il canto del Te Deum e la benedizione dei campi, la Madonna vien riportata in città dove è attesa dal Vescovo e dal Capitolo per l’ultima parte della processione. Nel tratto di ritorno il viso della Madonna si volge verso la campagna. Quasi quindici chilometri, fra andata e ritorno, pieni di canti, raccoglimento e preghiera.

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Tutt’attorno al santuario, pochi ruderi rammentano quello che un tempo fu luogo abitato: il sito di Merinum. Lo cita Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. In epoca cristiana Merino avrebbe avuto anche il suo Vescovo, fino al 1099, anno in cui, secondo quanto ha scritto Pompeo Sarnelli nella sua Cronologia dei Vescovi ed Arcivescovi Sipontini, Papa Pasquale II unificò il vescovado di Merino con quello di Vieste.